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Home > Printer-friendly > Nicola Pecile: tra vent'anni? Raggiungeremo l'altra parte del pianeta in 2 ore con i voli Suborbitali

Anno scolastico: 
2015-2016

Affascinante, questa la caratteristica dell'intervento del nostro ex-allievo (5AER B del 1992) e  pilota collaudatore Nicola Pecile seguito da un' aula magna gremita di studenti dell'indirizzo Trasporti e Logistica Aeronautica alla presenza del Dirigente Scolastico prof. Andrea Carletti e di molti docenti dell'istituto.

Grande cuore come grande è l'umiltà di quest'uomo che con oltre 6000 ore di volo ha portato in cielo 140 tipi di aeromobili tra aerei ed elicotteri! Nicola, un friulano di Fagagna che ha saputo cogliere le opportunità di una vita... da romanzo.

Top Gun in Texas all'età di 23 anni, diversi comandi in Aeronautica Militare, eppoi pilota collaudatore negli Stati Uniti ed ora Capocollaudatore della Virgin Galactic...

Seguiamo la sua nuova sfida nell'intervista fattagli da Irene Giurovich:

Viaggi sub-orbitali; visioni della Terra dall'alto. Pochi minuti in assenza di gravità per essere 'lanciati' verso lo spazio ed ammirare lo spettacolo del nostro Pianeta, anche solo per qualche minuto di 'osservazione', che, però, si è disposti a pagare profumatamente. Come hanno deciso di fare gli oltre 700 clienti della Virgin Galactic che hanno acquistato il biglietto e sono pronti a salire sulla navetta suborbitale SpaceShipTwo quando tutto sarà pronto per le operazioni commerciali sub-orbitali. Intanto, il pilota Nicola Pecile, unico italiano arruolato dalla compagnia del miliardario Richard Branson, sta lavorando per riuscire a realizzare il sogno, come ha spiegato incontrando gli studenti dell'indirizzo Aeronautico all'Istituto Malignani. 

Allora, come stanno procedendo le prove?

“Per ora le attività di prova al simulatore stanno andando bene. La navetta è pronta al volo 'captive', ovvero ancorato all'aereo madre, in modo da verificare che tutto funzioni alla perfezione. Grazie ai simulatori con un fidelity level molto elevato, ci possiamo esercitare preparandoci anche alle possibili emergenze che si manifestano in un profilo di volo tipico della navetta. Il simulatore della navetta si avvicina al veicolo reale quasi al 100%!”.

Entrando nel dettaglio dei veicoli...

“Stiamo parlando del Serial Number 2, il secondo esemplare di SpaceShipTwo, sul quale cominceremo le prove in volo a breve; mentre l'aereo madre che lo porta in quota è il WhiteKnightTwo, in grado di salire oltre i 15 mila metri con la navetta agganciata, che è designato a portare in quota SpaceShipTwo, per poi rilasciarla; post-sgancio, WhiteKnightTwo si mantiene ad alta quota in attesa del rientro della navetta. La stessa, che rientra e plana come un aliante dalla stessa pista da cui è decollato qualche ora prima insieme all’aereo madre, utilizza un innovativo sistema di frenata aerodinamica riconfigurando il veicolo stesso con la parte posteriore che si solleva, offrendo così un'elevata resistenza aerodinamica e riducendo gli stress termici e dinamici sul veicolo durante la fase di rientro. Il concetto è piuttosto pionieristico, e sebbene dimostrato in volo nel 2004 con il dimostratore tecnologico SpaceShipOne, la nuova navetta SpaceShipTwo sarà la prima della sua classe a tentare qualcosa del genere. 

Come negli anni Venti...

“Esatto. L’evoluzione dell’accesso privato e commerciale allo spazio sta vivendo al momento la stessa fase sperimentata negli anni Venti o Trenta per le trasvolate atlantiche. Sembrava folle all’epoca, ma grazie allo spirito degli innovatori e pionieri dell’epoca ci si è riusciti ed oggi abbiamo l’aviazione commerciale che ci permette in poche ore di volare da una parte all’altra del mondo. Adesso stiamo cercando di avverare lo stesso sogno con i viaggi sub-orbitali. Ce la faremo? Noi ce la stiamo mettendo tutta. Tenete conto però che si tratta di un progetto pionieristico, quindi dobbiamo preventivamente essere pronti anche al mancato traguardo e al fallimento... anche se penso che la soluzione tecnica proposta con SpaceShipTwo sarà vincente!”.

Pensando positivo, ovvero che ce la farete, il passo successivo quale sarebbe?

“Trasferire le conoscenze acquisite nel campo commerciale, quindi realizzare un sistema di trasporto veloce punto-punto sulla terra. Stiamo pensando ad un velivolo che decolla convenzionalmente da un aeroporto, o meglio spazioporto, si immette a quote sub-orbitali e rientra sull’aeroporto di destinazione utilizzando la nuova metodologia sviluppata per SpaceShipTwo. Il che significherebbe percorrere la tratta Los Angeles-Roma in una o due ore anziché le attuali dodici...Sarebbe davvero una rivoluzione globale nel trasporto aereo e permetterebbe di ridurre i costi di accesso allo spazio con tutte le conseguenze che ne deriverebbero”. 

Tornando ai tour sub-orbitali, quando partirete?

“Date esatte non possiamo fornirle. Anche perché quando eravamo quasi pronti, nel 2014, è capitato l'incidente del primo prototipo della SpaceShipTwo, sebbene sia stato chiarito che la causa dell’incidente fu un errore umano causato da un possibile degrado di ciò che noi chiamiamo Crew Resource Management (CRM) fra pilota e co-pilota; crediamo ancora molto nella bontà del design del veicolo. Ad ogni modo, l'aereo madre salirà fino a 15 mila metri di quota e ci impiegherà circa un'ora; dal momento dello sgancio la navetta accelera e in pochi minuti si raggiunge lo spazio sub-orbitale a velocità supersoniche e a quote variabili gli 80 e i 110 km. Il prossimo mese incominceremo con i primi voli planati, per poi iniziare i primi voli propulsi entro la fine dell'anno”.

E per l'inizio del 2017, qual è l'obiettivo?

“Iniziare a dimostrare il target nominale dei 100 chilometri di quota!”

Uno o due piloti sulla navetta?

“Due. C'è il pilota, cosiddetto, Pilot In Command (PIC) che sarà anche il responsabile della missione e pilota fisicamente il veicolo, mentre il copilota, che noi chiamiamo Pilot, è di supporto al PIC durante le fasi di ascesa e rientro. Il ruolo del copilota o Pilot è fondamentale e in alcune fasi il carico di lavoro è persino più intenso per il copilota”. 

Com'è lavorare per la Virgin?

“Stimolante. Stiamo parlando di una realtà che presenta un team di oltre 650 persone e dove le capacità professionali sono elevatissime. Io sono, per ora, l'unico italiano; molti arrivano dagli Stati Uniti, essendo la società ubicata in California e New Mexico, ma molti hanno origini da Regno Unito, Asia rappresentata da molti Paesi, Sud Africa e Australia. L'età media è di 33 anni circa. La compagnia vanta anche ingegneri e tecnici aeronautici giovanissimi ed incredibilmente eccellenti, di appena 27-28 anni. Sono sicuro che questo settore continuerà ad essere oggetto di forti investimenti nel futuro, perchè rappresenta un passo fondamentale per lo sviluppo dell’umanità e l’accesso economico allo spazio. Si tratta di un settore 'spaziale' che interessa non solo gli ingegneri, ma tutto il mondo scientifico, dalla medicina alla ricerca pura, ma anche allo sviluppo di nuovi materiali, allo sviluppo di sistemi avionici innovativi e alle infrastrutture che supportano tutte queste attività. Del resto, questa branca non è più solo in mano alle agenzie governative, ma si è estesa, come abbiamo visto, anche al campo dei privati. Non c'è infatti soltanto la Virgin Galactic impegnata in questo disegno, ci sono anche le compagnie private come la Blue Origin o Bigelow che stanno provando a raggiungere quote sub-orbitali e orbitali... o come SpaceX che sta addirittura lavorando per inviare i primi umani su Marte nel 2024!”. 

Insomma lo spazio è aperto. 

Chi arriverà prima? 

“Non è una corsa a chi arriverà prima, siamo tutti molto felici quando altri team compiono passi in avanti in campo spaziale. Si tratta di uno sforzo globale e del nostro genere umano!

Nicola Pecile incontra gli studenti
Nicola Pecile incontra gli studenti
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Inviato da admin il Sab, 11/06/2016 - 09:34

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